I progetti faciloni di ascesa sociale di un immobiliarista, il sogno di una vita diversa di una donna ricca e infelice, il desiderio di un amore vero di una ragazza oppressa dalle ambizioni del padre. E poi un misterioso incidente, in una notte gelida alla vigilia delle feste di Natale, a complicare le cose e a infittire la trama corale di un film dall’umorismo nero che si compone come un mosaico. Paolo Virzì stavolta racconta splendore e miseria di una provincia del Nord Italia, per offrirci un affresco acuto e beffardo di questo nostro tempo.
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Un film che secondo me di spietato non ha nulla, anzi é quasi rassicurante nel suo schematismo. Personaggi macchietta (veri e propri stereotipi, ci sono tutti, dal piccolo borghese meschino alla moglie dell'affarista che tenta senza successo di fuggire la propria gabbia dorata) la cui traettoria di vita all'interno del film é chiaro dal primo momento in cui appaiono sullo schermo. Se voleva essere un impietoso ritratto sociale, avrebbe dovuto almeno cercare di essere piú profondo e tagliente, meno scontato. Mi chiedo come un Francesco Rosi od Elio Petri avrebbero affrontato l'argomento...